Farmacie storiche
Il farmacista era chiamato “speziale”, ed era una persona di grande cultura: oltre all’aver compiuto studi in materie umanistiche, doveva aver frequentato due anni di lezioni di Chimica Farmaceutica e Botanica presso la Regia Università e aver praticato un tirocinio di cinque anni presso una spezieria autorizzata. Per poter esercitare la professione bisognava poi dimostrare grandi doti etiche e morali, certificate dal Parroco e dal Sindaco.
Partendo dalla sua bottega e dalle sue conoscenze e abilità nell’allestimento di prodotti curativi, lo speziale incrementò sempre più i suoi studi chimici, scardinando le vecchie teorie basate sugli umori. Fu così che grazie all’arte distillatoria e alla chimica individuò la vera anima viva degli estratti vegetali: il principio attivo. Nacque così la farmacologia e con essa la figura del farmacista, il grande protagonista in questo periodo di grande fermento. Risale a questo periodo la scoperta dell’ossigeno da parte del farmacista svedese Scheele e della morfina da parte di Serturner.
A partire dalla metà dell’800 il farmacista, grazie alle continue sperimentazioni in laboratorio e alle nuove conoscenze chimiche, acquisisce maggior considerazione sia nell’ambito sanitario che in quello sociale. Contribuisce a questo riconoscimento anche la normativa nazionale che dal 1888 (legge 22 dicembre n. 5849) regolamenta e uniforma in tutto il territorio l’esercizio della professione.
Alla soglia cronologica del 1846 nel territorio bergamasco risultano 165 farmacie, di cui 137 in Provincia e 28 in città. Nel 1889 a Bergamo le farmacie sono ridotte a 19, di cui una in Piazza della Legna (oggi Piazza Pontida), una a Valesse e due in Corso di Prato (l’attuale Sentierone).
Il 25 settembre 1915 la Prefettura di Bergamo approvò la nuova pianta organica delle farmacie della città, a norma della legge 22 maggio 1913 n. 468. La città viene suddivisa in dodici zone, a ciascuna è assegnata una farmacia, per un totale di venti.
A queste, nel 1930, si aggiunge la farmacia interna al nuovo ospedale “Principessa di Piemonte”.
La farmacia nel passato era uno dei pochi luoghi di cultura e conoscenza
Una delle poche figure laureate. Punto di riferimento dei cittadini dove potevano trovare il supporto e le conoscenze del Farmacista e la cultura appresa in ateneo.
Spesso anche al servizio dei cittadini, ricoprivano anche, altre mansioni sociali come per esempio l’insegnamento come vero e proprio maestro di paese.
Onnipresente ieri. Onnipresente oggi. Una figura da sempre a disposizione per il benessere del cittadino.
Cosa faceva il Farmacista?
Fondamentalmente allestiva medicamenti.
Ciò richiedeva, in estrema sintesi, una conoscenza approfondita di:
– tecnica farmaceutica
– conoscenza delle materie prime
– conoscenza delle leggi
I locali della Farmacia
La Farmacia tra l”800 ed il ‘900 raggiunse un equilibrio corretto tra il laboratorio delle preparazioni ed il locale destinato al pubblico (circa il 50%).
Il laboratorio era dotato di scaffali capienti per contenere ogni tipo di sostanza medicamentosa di origine vegetale, animale, minerale e, più tardi, di sintesi, nonché di una ricca dotazione di apparecchiature diverse per la loro lavorazione.
Il locale destinato alla vendita aveva come novità, oltre ai tradizionali stigli, la presenza di vetrine espositive contenenti prodotti destinati non solo alla guarigione della malattia, ma indirizzati anche al mantenimento della salute.Tali prodotti, per la prima volta già confezionati, erano pronti alla vendita.
I testi della Farmacia: la Farmacopea la nostra bibbia
All’interno delle farmacie “botteghe degli speziali del Rinascimento”, che preparavano rimedi curativi a base di erbe e loro estratti, i farmacisti grazie allo stoccaggio di sostanze madri e materie prime spesso custodite in vasi e ampolle caratteristiche, preparavano medicamenti seguendo le “ricette” che il medico consigliava e prescriveva allestendo così IL PREPARATO GALENICO.
La nascita della botanica
L’uso di erbe, spezie, fiori, bacche, piante ed essenze segna gli albori della botanica. La nascita di questa scienza si deve a Teofrasto (345 a.c.), allievo di Aristotele, natio di Lesbo che nel suo testo Historia Plantarum (Ricerche sulle piante) classifica le piante secondo le specie: alberi, frutici, suffrutici, erbe, con ulteriori sotto-raggruppamenti per genere. Di particolare interesse, per la (storia) della farmacia, è il libro IX, in cui è contenuto un elenco di droghe e medicinali e del loro valore terapeutico: è l’antenato delle materie mediche nell’antichità classica.
Farmacopea
nei tempi antichi si denominavano Ricettario, Antidottario o simili tutte le raccolte di preparazioni medicamentose (elettuari, tinture e simili) che lo “speziale” preparava e conservava nella propria officina da lì successivamente nacque La “farmacopea ufficiale” è il testo normativo compilato da organismi statali di controllo delle varie nazioni (che si basano, a loro volta, sulle ricerche e sui giudizi di istituti universitari accreditati) che descrive i requisiti di qualità delle sostanze ad uso farmaceutico, le caratteristiche che i medicinali preparati debbono avere, suddivisi per categorie, ed elenca composizione qualitativa ed, a volte, quantitativa, nonché, in qualche caso, il metodo di preparazione di ogni farmaco galenico (i cosiddetti “preparati galenici officinali”) che le farmacie di quel paese sono autorizzate a preparare, oltre a varie tabelle.
Oggi si parla molto di farmacia dei servizi e luogo di cultura del benessere della persona ma si tratta fondamentalmente dello stesso significato di benessere di salute e di servizi quindi nulla tra la farmacia di ieri e la farmacia di oggi è cambiato, sono solo cambiate le esigenze della comunità e con queste i servizi offerti da questi luoghi che rimangono e rimarranno luoghi dove il cittadino sa che potrà trovare rifugio la conoscenza e la professionalità.